Fronte Surreale, lì 24.1.07

Viaggio dentro la notte. VI ( volevo bene.)

So I speak, though, am I heard...?
Wasting visions on a world of blinded fools.

Capii ben presto che non ce l’avrei fatta in quella maniera, a piedi, a salvarmi seppur per un breve periodo. Dovevo pensare al medio termine, il lungo è ignoto e imprevedibile quindi perché curarsene? Mi scontrai ancora una volta con le mie scelte passate; e amici no, e macchina no, e neanche l’aggeggio a due ruote che doveva rivoluzionare il mondo dei trasporti: niente insomma. Ero dunque spacciato? Non dovevo e non volevo arrendermi e così stringendo denti e pugni avanzai nella notte. Le tre e dieci minuti ed un unico obiettivo: raggiungere salvo e possibilmente vivo l’alba, ma la seconda condizione non implicava la prima.


Correre. Correre. Correre.

Pensandolo potevo convincere i muscoli? Ci provai e meraviglia ci riuscii; un passo dopo l’altro mi ritrovai a procedere ad andatura sostenuta, da mezzofondista bianco, devo ammettere. Passai di fianco alla brutta chiesa in cemento armato e poco slancio mistico del mio quartiere, retaggio di nessuna corrente concettuale, mancanza di stile, abbondanza di bruttura. Le vetrate così poco antiche scimmiottanti ben altri antichi fasti mi fecero rabbrividire. Motivi senza motivi, neanche un riferimento all’Agnello od a qualche profeta minore. Nulla. Fui tentato di trovare un rifugio nella casa del Signore, ma riuscii a resistere senza troppa difficoltà. Le chiese sono amplificatori e la musica che sentivo non mi piaceva proprio. ( pensieri dialettali ed espressi in maniera approssimativa, ma la situazione lo richiede ) Mi vedevo già nascosto, in cerca di riparo come i Rolling Stone, dietro l’altare in prossimità del seggio del prete a leggere le scritture, che in molti ritengono sacre, alla ricerca di un po’ di pace e di tempo da far trascorrere. La visione, questa volta non distorta, mi atterrì. Scappai verso la strada principale, la nota arteria, questa volta deciso a fronteggiarmi.

Arrivato sul ciglio della strada mi fermai, in attesa, appoggiato ad un paracarro catarifrangente. Durante i primi tre minuti primi non accadde nulla di strano. Poi… Poi il delirio cominciò sulle note del Bolero di Ravel suonato a suon di catarifrangenti che uno dopo l’altro si illuminavano a tempo e si misero a vibrare emettendo ognuno un suono preciso. Piano piano, lento lento cominciò il motivo di chiara ispirazione infernale a riecheggiare nell’aria. Anche le macchine che sfrecciavano a pochi centimetri dalla punta del mio piede sinistro, maldestramente appoggiato alla riga bianca, sembravano partecipare alla sinfonia alzando il volume ( il TONO? ) dei paletti. VRRRROOOOOOMMMMM e taaatatatataaaa ricomincia. VROOOOOOOOOMMMMM (un diesel euro 2) e taaatatatataaaa, il motivo lo conoscete. Le stringhe, loro, se ne stavano tranquille e le maniche avevano rifatto l’orlo a cui tanto tenevo, questione di affetti. Dalla trattoria di fronte uscì un camionista altissimo, mai visto uno così in vista mia, aprì la portiera della motrice e si piegò per entrare. All’improvviso, quando ormai un buon 30% di quel gigantesco ma proporzionato corpo era già all’interno della cabina, si girò verso di me. Ritirò fuori il corpo già riposto e si incamminò proprio nella mia direzione. Rimasi fermo, con la strenua convinzione di non essere distinguibile dallo sfondo. Convinzione che svanì quando sentii un paio di operai, dall’accento marcatamente veneto, pronunciare “finio”.

Mi voltai ed un cartellone pubblicitario con una discinta donzella che vendeva silicone era apparso come dal nulla, con tanto di luci e menate del genere. Ero senza copertura ed il gigante si avvicina per forza di cose a grandi passi.


Terrorizzai.

1 commento:

secondosigillo ha detto...

Dove sono i miei 100 ( cento ) commenti a pezzo?