Fronte Surreale, lì 22.2.07

Viaggio dentro la notte. VIII ne.

Appena le piccole ma risolute pesti finirono il loro lavoro con le clavicole cominciai a cadere. Nonostante tutto rispondevo ancora alle basilari leggi naturali come la gravità, paradossalmente mi sentii sollevato. Mi accorsi che la distanza era enorme, vista l’altezza del camionista, e la percorsi tutta senza turbe: effetto del movimento, pensai. Ritrovai la concentrazione in quello stato di moto accelerato; i piccoli demolitori si ritirarono all’istante ma del povero camionista ormai non rimaneva che il tronco e la trachea che pendeva floscia sul petto come una strana ed orrenda cravatta. Poteva articolare dei suoi anche in quello stato? Mi schiantai con un tonfo sordo su di uno spesso strato di muschio. I danni non furono molti. Presi una manciata di stuzzicadenti, paletti, materiali da costruzione derivati dal giganti e cercai di riprodurne le sembianze. Dopo un buon quarto d’ora mi accorsi che mancavano dei pezzi e mi dovetti rassegnare ad un lavoro parziale, raffazzonato alla meglio, incompleto: ne ricavai una testa poco proporzionata, molto meno della precedente, due clavicole che permettevano solo 22° di escursione ( un po’ poco per il tipo di lavoro, me ne resi conto ), un collo – una conquista!
- Bravo – mi sussurrò il gigante, dovevo regolare le corde vocali, cambiare il timbro, allargare la faringe, ma non ero né un dottore né tanto meno un carpentiere, come avrei fatto?
- Non molto, non sei come prima!
- Nessuno è mai come prima dopo certe cose
Abbozzai un sorriso, il camionista cercò di fare lo stesso ma mi mancavano ancora un paio di muscoli e due tendini, la mimica facciale veniva diffusa in forma ridotta. In più un qualche errore commesso gli faceva emettere un grugnito ogni respirazione. Dovevo aver stretto troppo la trachea sotto qualche altra parte. In un quarto d’ora, mi resi conto, non si poteva far di meglio.
- E adesso?
- Adesso dobbiamo andarcene, metterci in movimento, altrimenti i violetti violenti ritorneranno più feroci che mai.
Concordai con il suo piano, salimmo sul suo camion, o meglio sulla motrice e ci mettemmo in viaggio.
- Dove andiamo? – chiesi senza troppa convinzione
- Parigi
Parigi. Più di venti anni fa la visitai come turista, ma ora?

14 commenti:

secondosigillo ha detto...

Abbiam pescato tonnellate!

Anonimo ha detto...

Bellissima radiocronaca, ragazzi

(prove tecniche di trasmissione senza punteggiatura finale)

secondosigillo ha detto...

Interessante esperimento
Mi adeguo

Anonimo ha detto...

in questo caso, più che racconti del fronte, direi racconti della fronte.

Anonimo ha detto...

in questo caso, più che racconti del fronte, direi racconti della fronte.

Anonimo ha detto...

in questo caso, più che racconti del fronte, direi racconti della fronte.

Anonimo ha detto...

in questo caso, più che racconti del fronte, direi racconti della fronte.

Anonimo ha detto...

in questo caso, più che racconti del fronte, direi racconti della fronte.

Anonimo ha detto...

ma che vuol dire....ragazza muore di non sense atto terzo...

secondosigillo ha detto...

# abt : loop?
# dio : cotanta visita? Che vuol dire? Deve forse avere tutto un senso? E se sì, un unico senso? Ci rifiutiamo di pensarlo, ancor meno di applicarlo, se vi state chiedendo il perché di tutto questo smettetela subito. Non c'è e non ci sarà mai un valido motivo, ma caro utente lascia una traccia del tuo passaggio, potremmo diventare amici. [cit. Avvertenze] Comunque ragazza muore di non sense atto terzo... è già un buon inizio.

Anonimo ha detto...

Pentiamoci tutti, è arrivato dio minuscolo!

secondosigillo ha detto...

Un dio minore? Un dio di petto?

Penitenziagite!

Anonimo ha detto...

Miodio

secondosigillo ha detto...

Quello dell'amor proprio è in effetti un bel problema.

Non risolvibile con myspace.